Un cimitero piccolo, scosceso, tutto in salita. Tutto verde e grigio. Verdi i cipressi, grigio il cielo basso, verde il prato, grigie le lapidi. Una zanzara flette le sue zampe sull'angolo di una croce.
Vento, vento, vento. Venti le persone che su quel terreno in pendenza si inerpicano come capre in cerca di un masso salato da leccare. Tutti che cercano di avvicinarsi al cappotto di legno fiorito di un uomo che fino a pochi giorni fa aveva mangiato, parlato, pisciato e sofferto. E ora non più.
Da un lato il sacerdote nei suoi bellissimi paramenti: l'abito è bianco, la stola viola, che quando si tratta di funerali è la morte sua. Sputacchia qualche frase dalle fessure della sua dentiera, qualche frase su come quell'uomo che non conosce ha onorato una vita che non sa.
Ogni tanto lascia cadere qualche spruzzo di acquasanta su quei fiori lugubri che ben presto saranno, per fortuna, celati da un metro di terra. Il cielo lo imita e lascia cadere qualche goccia del suo profano carico di pioggia.
E poi: un ironico mulinello solleva l'abito liturgico e lascia vedere quei comunque mondi scarponcini di vernice nera che ogni sacerdote ha nel suo armadio. Scopre, però, anche dei non mondi calzini di spugna con una grechina rosa sul bordo superiore e un paio di decrepiti polpacci pelosi.
Una ragazza ridacchia e si cala meglio sul capo il suo cappello, fingendo di tossicchiare. Poi tace, si fa seria per un attimo...Poi scoppietta, sbuffa...Ridacchia ancora.
Poi basta. Poi ci si avvia all'uscita e si chiede:"Quanti esami gli mancano a tuo figlio?", "Hai visto qualche bel film al cinema?", "Uh, come si è fatto tardi! Cosa preparerò per cena!". E si va a casa, chè si è fatto tardi.
Perchè alla fine mangiare, parlare, pisciare e soffrire e poi non più è la morte, che poi è
Tutto sommato quel giorno, il vento che ha sollevato la gonna al prete, l'ha detto a tutti, che si può ridere anche di quelle situazioni lì, con rispetto parlando.
Mi fa ridere che Vescovi, Papi e tutta quella gente rigorosamente dotata di pelosi polpacci profani appena qualche centimetro più su del bordo delle loro babbucce rosse, emani appelli di vita dopo aver emanato innumerevoli sentenze di morte.
E mi fa ridere che sempre loro, che a quanto pare preferiscono trattare il tema della morte per fame di una persona ridotta allo stato di un cactus, snobbando quelli che sempre di fame moriranno, ma potendo contarne i morsi uno ad uno, non si siano presi la briga nemmeno di controllare su un dizionario italiano il significato del termine "eutanasia"...No, non in quel librone nero là, Benny, che il vecchio testamento non è proprio aggiornatissimo...